Un incontro con il vero Patch Adams, il medico statunitense che negli anni 70 per primo pensò di portare i clown negli ospedali come terapia per i malati, ha confermato a tutti che quello era il percorso giusto da fare.
Sono in 40 attualmente i clown Marameo e tutti fanno altri lavori, ma quando hanno tempo indossano il loro naso rosso e vanno a regalare sorrisi in corsia. In tanti anni di volontariato, i Marameo non ricordano il nome di una persona in particolare o la sua malattia, ma ricordano sempre il suo sorriso e l’emozione provata durante l’incontro.
Per questo quando sabato sera si sono trovati clown, bambini e famiglie per festeggiare i 20 anni di attività dei Marameo, l’auditorium San Baudolino era gremito di persone.
Una parte del ricavato della serata è stato devoluto anche alla Fondazione Uspidalet, che lo ha convogliato sul progetto Uno sguardo profondo> per l’acquisto di Ecografo di alta fascia con monitor HD destinato al reparto di radiologia dell’ospedale infantile di Alessandria.
“Non ci sono limiti di età per entrare a far parte della squadra di Marameo” dice Andrea Ivaldi “solo il desiderio di mettersi in gioco, di essere aperti a ricevere e a donare”.
“Quando smetterà?” chiedo al presidente dell’associazione Marameo
“Fino a quando le mie mani saranno capaci di fare dei palloncini, ci sarà tempo per rimanere un clown”.
Grazie Marameo!