I più piccoli sono il futuro, lo diciamo sempre. Allora, perché non occuparci meglio della salute del nostro pianeta?
Collegare idealmente la salute del pianeta ai bambini non è affatto un’idea peregrina. Gli eventi meteorologici estremi impattano gravemente sui diritti dei più giovani, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito. Qui, circa 300 milioni di bambini, pari a 1 su 8 a livello globale, sono stati colpiti dai 10 maggiori eventi meteorologici estremi di quest’anno.
In questi giorni, i leader mondiali si riuniscono alla COP29 in Azerbaigian. È cruciale che tengano conto dei diritti dei bambini e delle bambine, includendoli non solo nel Nuovo Obiettivo Globale di Finanza per il Clima, ma anche nei piani di adattamento nazionali e globali.
Sono passati oltre 30 anni dall’adozione della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il primo documento che ha riconosciuto ai bambini diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici. Adottata nel 1989, l’Italia l’ha ratificata il 27 maggio 1991.
Oggi, con la crisi climatica in rapido peggioramento, gli eventi meteorologici estremi sono diventati cinque volte più frequenti e gravi negli ultimi 50 anni. Sempre più spesso, sono i più piccoli a subirne le conseguenze peggiori. Secondo i dati di Save the Children, tra il 1° gennaio e il 29 ottobre di quest’anno, circa 300 milioni di bambini in Asia, Africa e Brasile — pari al 12,5% della popolazione infantile mondiale — sono stati colpiti dai disastri climatici più devastanti.
Alla COP29, i diritti, le voci e le vulnerabilità uniche dei bambini devono essere una priorità assoluta nelle discussioni sui finanziamenti per il clima, sull’adattamento e nei negoziati in generale. La crisi climatica è una crisi dei diritti dei bambini: un’azione urgente da parte dei leader mondiali non è più negoziabile.